Connessioni – Attraverso gli occhi di Mary

Pubblichiamo il quarto racconto sul tema “Connessioni”. La protagonista è Mary, una ragazza immortale nata nel 1851.

Ciao, io sono Mary, nata nel 1851. Una mia caratteristica è che sono immortale; quindi ho visto tutta l’evoluzione di questo mondo con i miei occhi, ma in particolare ho visto com’ è cambiata la comunicazione.

Quando avevo 14 anni per parlare con i miei nonni mandavo  delle  lettere:  era  il mio momento preferito, scrivevo nei minimi dettagli tutto quello che mi succedeva, poi andavo a piedi all’ufficio postale, mettevo il francobollo e consegnavo tutto all’impiegato. Di solito la lettera ci metteva una settimana per arrivare e la parte più emozionante era proprio aspettare con ansia e gioia la risposta.

Era il 10 Marzo 1876 quando qualcosa cambiò nel mondo, il rapporto tra le persone svanì e l’ansia e la gioia scomparvero. Avevo 20 anni, ormai,  ero seduta sul divano in salotto e stavo ascoltando la radio, quando sentii qualcosa di strano: “telefoni fissi”,  parole maledette! Rimpiango tutto il tempo prima di quel giorno. Una voce spiegava, in maniera entusiasta, come questa scoperta avrebbe salvato il mondo, avrebbe cambiato e migliorato il futuro. Posso testimoniare, invece, che non lo ha migliorato affatto, anzi, lo ha rovinato.

Comunque, ritornando ad allora, mi ricordo che sono saltata giù dal divano e ho spento la radio. Mi sono diretta subito alle poste con una lettera in mano che dovevo spedire a mia madre, che viveva lontana ormai da un po’ .

Al mio arrivo il postino disse: “Buon pomeriggio signorina,  ha bisogno?”

Io risposi: “ Sì, vorrei spedire questa lettera a mia madre”.

Lui, con la faccia dispiaciuta, mi rispose: “Per ordine nazionale non  sarà possibile spedire lettere oggi”. Rimasi pietrificata. Lo sapevo, lo sapevo: coloro che ci “comandano” volevano che noi comprassimo quei marchingegni che avrebbero distrutto, rovinato il rapporto delle persone! 

La mia vita, infatti, da quel giorno si è completamente rovinata.

Sono passati molti anni da allora, siamo nel 2016 e ho una forte malinconia, causata, certo, dai tanti avvenimenti capitati all’umanità in tutto questo tempo, ma soprattutto perché, da quando si è scelta la via della comunicazione sempre più immediata e rapida, nel rapporto tra le persone manca l’emozione dell’attesa, di un invio o di un arrivo di una lettera, del tempo della scrittura, della rilettura, dell’inchiostro che si asciuga, con quell’odorino particolare, del gusto della colla sulla lingua, dell’immagine sul francobollo, anche del sorriso dell’impiegato, di quel: “Cosa posso fare per lei, signorina?”.

Ogni volta che cammino per strada, senza niente da portare, così, in giro a vuoto per sgranchire solo le gambe, immobilizzate per il resto del tempo davanti allo schermo di un computer, vedo tutte queste persone con il capo abbassato, che non guardano mai in alto, col cellulare in mano,  innamorate dei loro strumenti  diabolici e non più degli sguardi degli altri. E. K. 1D

Nella  raccolta Connessioni, leggi anche Professore, mi sente?, Solitudine, Un abbraccio secolare.

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