“La connessione cambia la prospettiva.
Induce a pensare che ogni parvenza del mondo,
ogni voce, ogni parola scritta o detta non abbia il
senso che appare, ma ci parli di un Segreto”
(Umberto Eco, da: “Il pendolo di Focault”)
“Connessioni” è il tema della nuova edizione del Premio letterario nazionale”Arte di Parole”. L’ argomento è stato letto e trattato secondo varie sfaccettature dagli studenti e dalle studentesse della classe 1D. Pubblichiamo in questa rubrica periodica alcuni dei loro racconti.
Professore, mi sente?
La sveglia suonò alle 7:30 esatte del lunedì mattina, quando Elisa aprì gli occhi con difficoltà, stanca per le poche ore di sonno. Rimase lì per un paio di minuti, per poi alzarsi controvoglia e dirigersi verso il bagno, come suo solito. Poi tornò in camera e accese il computer, che era posato sulla scrivania color mogano.
Erano già le 8 meno dieci quando riuscì a collegarsi in tempo per la scuola, che avrebbe avuto poco dopo. Entrò nella stanza Meet dove avrebbe avuto lezione e, mentre aspettava, prese il telefono che stava ancora sul comodino dalla sera prima e rispose a quei pochi messaggi che le erano arrivati.
Non appena finì, entrò il professore di fisica: “Buongiorno ragazzi” disse, iniziando fin da subito l’appello e, una volta arrivato al suo nome, “Presente” rispose lei, con voce stanca, già il libro davanti e una matita ormai usurata in mano.
Il prof iniziò a spiegare un nuovo argomento ed Elisa, con sua grande sorpresa, lo capì fin da subito. Quell’ora passò stranamente veloce, forse perché l’argomento, particolarmente attuale, catturava la sua attenzione.
La seconda ora fu quella di storia. Elisa entrò nella nuova stanza Meet e trovò la professoressa. “Buongiorno prof” disse, ma senza ricevere alcun saluto in cambio. Dopo cinque minuti, una volta entrati anche tutti i suoi compagni, la prof terminò l’appello e disse, con voce sicura: “Oggi interrogo, volontari?”. Nessuna risposta. Ci furono un paio di minuti di silenzio tombale, fino a quando la professoressa parlò di nuovo: “D’accordo, allora Elisa, Maria e Marco, accendete la fotocamera”.
Elisa obbedì, aspettando che il computer caricasse lo sfondo, per non mostrare a tutti la camera dietro a sé, e fissando lo schermo in attesa che la professoressa dicesse qualcosa.
‘Prof mi sente?’ Marco scrisse in chat, dopo aver acceso pure lui la fotocamera.
“No Marco, non ti sento: attiva il microfono” gli rispose quella sbuffando.
‘Prof, non me lo fa accendere’ scrisse lui sempre in chat.
La professoressa iniziò così a lamentarsi dicendo che erano svogliati e che inventavano solo scuse e la cosa andò avanti per venti minuti, se non di più; ma una volta finito lo sfogo, la prof si rivolse a Maria: “Quindi Maria, parlami dell’ultimo argomento studiato”. Fu in quel momento che la connessione internet di Elisa venne a mancare. La ragazza corse a controllare il suo router wi-fi, notando che la lucetta verde, di solito sempre accesa, ora era spenta: così corse di nuovo in camera sua e prese il telefono, sperando di avere abbastanza giga per entrare nella lezione: fortunatamente ci riuscì.
“Elisa, ce l’ hai fatta!” la professoressa le stava dicendo, chiaramente infastidita.
“Scusi prof, mi era saltata la connessione, infatti ora sono dal telefono” riuscì a dire.
“Si certo, casualità, proprio ora!” fece quella, acida.
“In ogni caso parlami del penultimo capitolo fatto”.
“Certo prof, allora. . .” Elisa spiegò per una decina di minuti, pensando che la sua risposta fosse più che esauriente e in parte si sentiva anche fiera di sé, dopo tutte quelle corse e l’agitazione e il clima, non proprio felice.
“Va bene potete andare grazie” la professoressa disse alla fine e abbandonò la riunione.
Elisa aprì così il registro elettronico, continuando ad aggiornare la pagina in attesa di un voto, fino a quando, un paio di minuti dopo, notò una nuova notifica: 6-.
Fissò quel numero per un po’, incerta sul da farsi, se esserne felice o sconsolata, ma alla fine decise di scacciare via dai suoi pensieri questo ennesimo dispiacere ed entrò nella lezione che avrebbe avuto dopo, ossia due ore di matematica
Capì da subito di essere in ritardo, così accese il microfono e mormorò: “Scusi il ritardo prof, sono arrivata”. Quello fece: “Certo tranquilla Elisa, non c’è problema” il fare era gentile.
La lezione passò velocemente, anche se Elisa non riuscì a capire alcuni passaggi per la scarsa connessione del suo telefono, che a tempi alterni trasmetteva la voce a scatti.
Una volta finite anche queste due ore, arrivò l’ora della lezione di inglese: Elisa odiava quella materia e, ora che le lezioni erano a distanza, ancora di più, visto che la sua connessione dava spesso problemi e le spiegazioni non erano nemmeno lontanamente paragonabili a quelle in presenza.
Non appena provò ad entrare, una scritta nera su sfondo bianco e verde comparve sul monitor: ‘connessione instabile, riprovare’ diceva, così lei provò continuamente ad aggiornare la pagina, ogni cinque o dieci secondi, ma senza riuscirci.
Provò a spegnere tutto e riavviare il computer e, dopo una decina di minuti passati a sistemarlo, riuscì ad entrare nella lezione di inglese. “Professoressa mi scusi il ritardo, ma ho dovuto riavviare il computer” disse.
“Tranquilla Elisa, può succedere, non c’è problema” la professoressa le rispose in tono comprensivo e andò avanti con la spiegazione.
Una volta finita anche quest’ora, la ragazza, esausta, andò in sala da pranzo a mangiare, mentre guardava il suo telefono e leggeva i compiti che i professori le avevano assegnato per il giorno dopo o per quello dopo ancora.
Intanto sperava con tutto il cuore di tornare a scuola in presenza il prima possibile, essendo la scuola a distanza difficile e complicata, secondo il suo personale parere. A. R. 1D