Giocando, ma seriamente, con le parole della pandemia
Studiando i poeti barocchi abbiamo scoperto la poesia figurata che era già utilizzata nel mondo classico e nel Medioevo e si afferma soprattutto nell’età barocca. È una poesia che sottolinea i propri contenuti anche attraverso la disposizione grafica delle parole o la loro evidenziazione cromatica; una poesia, quindi, da leggere, ma soprattutto da “guardare”. Gli artifici più utilizzati dalla poesia figurata sono l’acrostico e il calligramma.
L’acrostico è un componimento poetico nel quale le prime lettere di ogni verso, lette in senso verticale, formano un nome, una parola o una frase di senso compiuto.
Il calligramma è invece una poesia realizzata attraverso una disposizione dei versi, volta a significare, attraverso figure, il contenuto del componimento. Appare quindi come un disegno.
Sia l’acrostico che il calligramma sono stati ripresi dalle avanguardie novecentesche; il secondo in particolar modo dal poeta francese Guillaume Apollinaire, che nel 1918 pubblicò una raccolta intitolata appunto Calligrammi.
Noi ragazzi della IV A abbiamo provato a ricreare queste forme poetiche usando parole, oggetti e immagini legati alla pandemia che stiamo vivendo; ma usando anche un’altra parola fondamentale nella nostra vita.
Anna Dalle Vedove IVA
ACROSTICI
Certamente spaventoso
Osservare le
Vite
Involarsi inaspettatamente a
Dio
Margaux, IV A
Con la mascherina dobbiamo stare
O di ammalarci rischiare
Vivere noi vogliamo
In isolamento ci annoiamo
Dunque tutti insieme noi speriamo
Eleonora, IV A
Così inaspettato ti sei presentato
O virus, che libertà porti via
Venuto da un paese lontano
Invadi la nostra quotidianità recando
Danni e sofferenza al mondo
Alice, IV A
Ci togli libertà
Orrido virus
Vattene presto
In spazio siderale
Dove agli umani non potrai far male
Elena Trevisan, insegnante IV A
Aspetto con pazienza quel
Momento magico
Ove il mio cuore verrà nuovamente
Rapito dall’anima di un
Estraneo
Margaux, IV A
CALLIGRAMMI