Secondo appuntamento della rubrica della 3E “Le parole dell’attualità”
Il diritto alla libertà personale può essere fatto risalire all’antico principio giuridico dell’Habeas corpus (letteralmente, abbi il tuo corpo) contenuto nella Magna Charta Libertatum, sottoscritta nel 1215 da Giovanni d’Inghilterra. Questo principio garantisce il diritto di un individuo ad essere portato da un giudice per determinare la legittimità della propria detenzione. In altre parole, l’Habeas Corpus è un meccanismo che protegge i cittadini dalle decisioni arbitrarie delle autorità; è perciò una garanzia fondamentale dello Stato di diritto a protezione dei diritti individuali. Lo scopo di questo principio non è dunque quello di determinare l’innocenza di una persona, ma di assicurare che la sua detenzione sia legale. Tutti noi ricordiamo la famosa frase americana che dice alle persone poste in stato di arresto: “Ha il diritto di rimanere in silenzio. Tutto quello che dirà potrà essere usato contro di lei in tribunale. Ha diritto ad un avvocato, se non può permetterselo, gliene verrà assegnato uno d’ufficio. Ha capito i suoi diritti?”, una frase che indica chiaramente che nessun uomo libero può essere detenuto senza che possa difendersi e farsi giudicare da un tribunale pubblico.
In Italia troviamo espresso questo principio nell’articolo 13 della Costituzione, dove si ribadisce l’inviolabilità della libertà personale, non ammettendo alcuna perquisizione personale o detenzione se non attraverso un atto dell’autorità giudiziaria nei modi e casi previsti dalla legge.
Solo in casi eccezionali questa garanzia fondamentale dello Stato di diritto a tutela della nostra libertà può essere sospesa. Purtroppo, al giorno d’oggi questo fondamentale principio non è ancora accolto da tutte le costituzioni e vi sono dei regimi dove la libertà personale è ancora in balia delle scelte del dittatore di turno, che spesso reprime con la violenza le proteste per i diritti civili.
Alex Pavoncelli e Manam Ziad 3E