Si è appena conclusa a Sharm el-Sheikh la Cop27, la 27esima Conferenza delle Parti dell’UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change, Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici). E’ il più importante incontro dei leader mondiali per trovare soluzione per combattere il cambiamento climatico e non si è riusciti a trovare un accordo riguardo le emissioni, nemmeno sulla graduale uscita da tutte le fonti fossili. C’è stata una nota positiva però: si è raggiunta l’istituzione di un fondo, Loss and Damage (Perdite e danni), destinato ai Paesi più poveri che hanno subito sulla loro pelle gli effetti devastanti del riscaldamento climatico. L’approvazione di questo fondo è stato raggiunto solo nelle ultime ore dell’incontro, giusto in tempo per evitare che questa COP27 venisse dichiarata come un totale fallimento. Si dovrà attendere fino al 2023 per motivi tecnici prima di decidere da chi sarà finanziata l’istituzione e a quali Paesi saranno destinate le risorse, ma dovrà essere operativo entro il prossimo COP28, grazie alla formazione di un comitato di transizione composto da 14 Paesi su 24.
E’ mancato l’accordo sui combustibili fossili, ma viene considerato positivo il fatto di aver mantenuto invariato l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi pre-industriali, il risultato maggiore della COP26 di Glasgow dell’anno scorso. Erano presenti i Paesi del Golfo e la Russia, la cui forza economica si basa sui sistemi produttivi legati ai combustibili fossili, probabilmente loro sono il motivo per cui l’accordo non bandisce le emissioni e il ricorso ai combustibili.
Un altro fatto che ha frenato l’accordo sull’abolizione dei combustibili fossili è stata la crisi energetica scatenata dall’invasione Russa dell’Ucraina che ha sia spinto i prezzi delle materie prima ad un aumento notevole, sia ha costretto molti Paesi a cercare fonti energetiche alternative in poco tempo. Per via di questa crisi, diversi Paesi hanno dovuto prendere decisioni di breve periodo, nè etiche nè sostenibili, rispetto alla transizione ad un sistema basato su fonti energetiche pulite, per esempio il ritorno anti sostenibile delle centrali a carbone.
Riguardo la finanza climatica, invece, nessun accordo è stato raggiunto ma i delegati concordano sul fatto che servono quattromila miliardi di dollari all’anno per la finanza climatica, per riuscire a raggiungere gli obiettivi di zero emissioni entro il 2050. Suona come un risultato negativo, invece il lato positivo è che il sistema finanziario in vigore attualmente si è reso conto che serve una riforma che riguarda le banche multilaterali di sviluppo e il sistema finanziario globale.
Tra le note negative si annovera il fatto che solo 33 Paesi su circa 200 hanno aggiornato i propri impegni nazionali sul tema climatico. Un secondo risultato negativo non raggiunto riguarda i diritti umani, di cui l’unico riferimento rimasto è quello al diritto ad un ambiente sano e pulito. Anche la natura e la biodiversità sono le grandi escluse dal documento finale, dopo che si è discusso molto su questi temi, dedicando un’intera giornata alla biodiversità, non è stato aggiunto nulla al documento finale che è stato approvato.
Il cambiamento climatico esiste, anche se spesso si cerca di evitare, ma è presente qui ed ora. Non è più un evento di cui dovranno preoccuparsi i nipoti dei nostri figli, ma bisogna preoccuparsene nell’immediato presente. La nostra società occidentale dovrà ridurre alcune comodità per nulla sostenibili ed adeguarsi, altrimenti dovremo pagarne il prezzo.
Yasmine Giuliani, 5E