Quando si parla della mia camera da letto, solo due parole mi vengono in mente: off -limits. Perché, insomma, diciamocelo, la camera da letto non è solo
un posto dove esprimere la propria personalità, ma è un vero e proprio nido dove nascondersi o espandersi, vivere i propri segreti o gli amori mai rivelati, oppure far crescere passioni. La camera da letto cambia come cambiamo noi; da piccola era circondata di viola, a partire dal letto, per poi finire con le pareti (in quel periodo era il mio colore preferito e tutto ciò che possedevo lo dimostrava); ha iniziato a distinguersi solo con il tempo: pian piano le mie passioni aumentavano come i disegni sulle pareti, le foto nei quadri e i tratteggi nella porta si distinguevano ogni qual volta io stessa crescessi d’altezza.
Nella mia vita ho cambiato spesso camere da letto, come ho cambiato spesso passioni e, perchè no, qualche amore. Ogni volta che mi imbattevo in un nuovo trasferimento sapevo già cosa mi avrebbe dato la mia nuova cameretta; mi bastava poco in realtà: una foto con mia madre una con mio fratello e una di mio zio. Molti amici sono entrati nella mia cameretta, come le persone care che mi stanno accanto; alcune sono sparite, ricomparse o aumentate insieme ai quadri, nella parete della cameretta. Vorrei poter descrivere il cambiamento delle mie stanze nel corso del tempo, ma non ne ho mai avuta una soltanto mia, perchè l’ho sempre condivisa -con molto piacere- con mio fratello. Abbiamo trascorso diversi cambiamenti e la maggior parte sempre insieme, come il periodo emo, se così si può chiamare, dove era tutto nero: i vestiti, o giocattoli e i disegni che ci piaceva tanto fare e appendere in giro per la stanza. Ci sono stati anche periodi felici però, quando siamo riusciti a permetterci la PlayStation ed abbiamo iniziato a riempire gli scaffali di videogiochi in cassetta giocando insieme.
Ovviamente tutto questo è durato ben poco, fino ai miei otto anni circa, quando abbiamo iniziato a sentire il terribile bisogno di privacy, e quando sono cominciati i litigi per la stanza la mattina, perché avevo bisogno di cambiarmi, o il pomeriggio, perché chiedevo silenzio per studiare. Quando ho compiuto 10 anni mia madre ha fatto dividere la camera con una parete in cartongesso. Se prima di quel momento desideravo ardentemente una camera mia, in seguito ho iniziato a cambiare idea e a sentirmi sola. Non sono mai stata una bambina particolarmente affezionata agli oggetti che, in questo caso, arredavano la stanza da notte, ma dalle persone che ci vivevano, perché si, nella stanza mostriamo molte parti di noi, le nostre particolarità o passioni o interessi, che però alla fine ci portiamo sempre dentro, ovunque sia il posto o il letto, in ogni luogo.
Ambra