I rider, o all’italiano ciclo fattorini, sono coloro che effettuano consegne a domicilio per ordini effettuati tramite app da ristoranti che non effettuano le consegne in proprio. Essendo un lavoro di nuova generazione, reso possibile solo ultimamente grazie al progresso tecnologico, la nostra legislazione non prevede un inquadramento univoco a livello di contratto di lavoro. Di recente, Il Pubblico Ministero di Milano si è espresso molto chiaramente a riguardo dicendo “I fattorini non sono schiavi e vanno assunti”. Fino a qui, la posizione è facilmente condivisibile, ma la disquisizione inizia quando si parla dell’inquadramento e della tipologia contrattuale.
Tutto inizia con la sentenza della Corte di Cassazione n. 1663 del 24/01/2020 la quale dichiara che in proposito di rider vada applicata interamente la disciplina riguardante il lavoro subordinato. Dopo questa sentenza ce ne sono state molte altre e tutte vedono al banco degli imputati le maggiori aziende di food delivery in Italia. Esse riguardano la natura discriminatoria dei punteggi assegnati ai rider, il fatto che l’algoritmo organizzi dettagliatamente ogni momento di lavoro e il riconoscimento dei fattorini come lavoratori autonomi a tutti gli effetti. Dopo queste numerose sentenze finalmente si è arrivati alla stipula del primo CCNL per i rider, un inizio in attesa di perfezionamento. Il problema fondamentale è mantenere la natura autonoma della professione ma comunque garantire un compenso dignitoso per i lavoratori e soprattutto la loro sicurezza tramite l’obbligo per le società di fornire protezioni ed indumenti ad alta visibilità. Le uniche aziende che si sono mosse per la regolarizzazione dei loro fattorini, nonostante l’obbligo per legge non sia ancora stato approvato, sono Just Eat (probabilmente per cercare di riprendere punti con i clienti dopo essere stati nell’occhio del ciclone per la sconfitta in tribunale) e MyMenu.
Onestamente sono molto orgoglioso di lavorare per un’azienda dove il rider viene considerato come persona invece che come codice in un algoritmo, infatti essendo un’azienda minore noi fattorini siamo seguiti da persone che capiscono i nostri problemi e ci aiutano nella gestione del lavoro. MyMenu ha abbandonato il tipo di retribuzione a cottimo sin dai primi mesi in cui si è resa operativa in favore di una retribuzione oraria con in aggiunta un rimborso spese a consegna, così da garantire uno stipendio congruo con quello di un consegnatario di una pizzeria, per esempio, integrato dal bonus per l’usura e il carburante del mezzo proprio. Per esperienza personale posso dire che l’azienda si è sempre preoccupata molto per la salute di noi fattorini (per esempio è stato sospeso più di una volta il servizio per le condizioni stradali impraticabili a causa delle intemperie) per questo motivo noi rider MyMenu non abbiamo aderito ai vari scioperi indetti ultimamente, che ovviamente sono giusti sia chiaro, ma sono fatti per combattere una realtà che non è la nostra.
Fabio Salvagno 4E