Voce studentesca: parole di fronte al razzismo

L’incontro per la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale, organizzato il 21 marzo dalle docenti della succursale, ha proposto la visione del documentario “One day one day”. Al termine della proiezione, sono intervenute esperte universitarie del “Collettivo Pluriversi”. Di seguito, le riflessioni di alcuni partecipanti all’evento, ognuna sintetizzata attraverso parole chiave.

Povertà ma ricchezza d’animo

In occasione della Giornata contro il Razzismo, presso la succursale della nostra scuola, si è svolta un’attività di sensibilizzazione alla quale hanno partecipato le classi seconde e quarte. Durante l’evento è stato proiettato il docu-film “One day, one day”, proposto dal “Collettivo Pluriversi”, che ha anche guidato l’attività. Quest’associazione si dedica agli immigrati, promuovendo l’inclusione e l’integrazione per abbattere i pregiudizi e favorire una convivenza civile.

Il docu-film racconta la realtà degli immigrati, caratterizzata da sfruttamento e soprusi. A Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia, esiste una baraccopoli dove vivono circa 2000 lavoratori immigrati impiegati nei campi per la raccolta dei pomodori, spesso pagati in nero e privi di documenti e busta paga.

Nonostante le difficoltà e l’indifferenza dello Stato italiano, gli immigrati dimostrano un attaccamento all’Italia e una volontà di integrazione. Durante il dibattito che è seguito alla proiezione, una docente universitaria ha incoraggiato i ragazzi a trovare tre parole che descrivessero il film. La parola più frequente è stata “Povertà”. Tuttavia, per me, questa parola si riferisce solo alle condizioni materiali, mentre dal punto di vista emotivo e della storia di vita, queste persone sono ricche di esperienze.

Nonostante la loro povertà economica e sociale, gli immigrati dimostrano altruismo e solidarietà, apprezzando anche le piccole conquiste, come imparare a scrivere il proprio nome in italiano. Dovremmo prendere esempio da loro, imparando l’altruismo e la solidarietà.

Nel 2024, è inconcepibile che esistano ancora situazioni di discriminazione, dove il colore della pelle influisce sul trattamento delle persone. Siamo tutti cittadini del mondo, e le parole e le azioni che dovremmo promuovere sono la compassione, la comprensione, l’altruismo, l’empatia e la fiducia.

Giorgia Caffini 2D

Rivediamoci tutti

Il documentario “One day one day”, regia di Olmo Parenti 2022, che abbiamo guardato durante l’incontro sul razzismo, è stato estremamente interessante poiché ha evidenziato una realtà dell’Italia apparentemente poco conosciuta, dove gli immigrati che giungono nel paese vengono sfruttati nei campi.

Ci troviamo a Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia. Le condizioni di lavoro e di vita degli immigrati variano: alcuni vivono nelle loro auto, altri in un centro di accoglienza precedentemente abbandonato dallo Stato, privo di acqua e luce, costretti ad adattarsi a situazioni terribili. Trascorrono le giornate raccogliendo pomodori e vengono pagati in nero.

Nonostante le pessime condizioni di vita, tutti questi immigrati affermano di amare l’Italia e di considerarla come una seconda casa. La maggior parte di loro spera in un futuro diverso dal lavoro nei campi e dalla vita in baracche, convinti che potranno realizzare un futuro brillante. Questi giovani cercano di affittare una casa, ma, non essendo italiani, incontrano difficoltà nell’ottenere un’abitazione in affitto; allo stesso modo, cercano di trovare un lavoro per avere un’opportunità e iniziare una nuova vita, ma nessuno li assume, sia per la mancanza dei documenti, essendo profughi, sia per altre ragioni, tra cui la discriminazione nei confronti degli immigrati.

Questo documentario ha toccato un aspetto critico della nostra società: molte persone in Italia sono razziste. Ognuno può avere le proprie idee, ma mi chiedo cosa si guadagni nell’odiare persone innocenti semplicemente per il colore della pelle diverso dal nostro, per la loro provenienza da una cultura diversa o per la religione che professano.

La società attuale sembra essere impaurita dall’accettare la diversità, considerandola come un problema, quando in realtà il vero problema sono le persone che nutrono una mentalità così chiusa. Nel 2024, la popolazione avrebbe dovuto imparare a convivere e ad integrare gli stranieri, anziché emarginarli e trattarli come reietti.

Per porre fine a questa mentalità ingiusta, è necessario un cambiamento radicale della società, e tale cambiamento deve partire da noi giovani, il futuro. Se non siamo noi a cambiare questa situazione e a combattere la discriminazione, chi lo farà? È nostro compito, della nostra generazione, iniziare adesso a lottare per vincere questa battaglia verso l’uguaglianza.

Greta Damoli 2G

Quante speranze nascoste

Giovedì 21 Marzo, le classi seconde e quarte della mia scuola si sono riunite per la visione del documentario “One day one day”. Dopo aver sentito il termine documentario, non posso negare il mio scetticismo, per il semplice fatto che noi ragazzi associamo a questa parola solo l’aggettivo noioso, ma dopo pochi secondi la mia idea è stata completamente stravolta. Non è stato il solito documentario con la solita voce noiosa che ha spiegato argomenti conosciuti, ma per tutta la visione si sono sentite solo le voci di coloro che sono scappati dal loro paese e che definiscono noi italiani come la loro salvezza e il loro rifugio dalla guerra. Mi sono allora chiesta:” E’ veramente così? Salvarli dalla morte è veramente l’unica cosa che possiamo fare?”. Domande che hanno trovato una risposta alla fine della giornata. Il documentario è stato realizzato grazie a chi è riuscito a catturare delle scene appaganti, come il sorriso di Tomas dopo aver scritto il suo nome per la prima volta, oltre a tante altre scene squallide e deludenti come i loro occhi mentre vedevano bruciare un tugurio che definivano casa. E’ stata una vera documentazione non sul lavoro e sulle pessime condizioni di queste persone, ma sulle loro vite, rendendoci così partecipi anche delle loro tradizioni (festeggiamenti, balli e riflessioni serali). Questo mi ha fatto pensare molto. Bisogna ammetterlo, tutti noi prima di dormire ci sdraiamo sul letto a guardare il soffitto e a sperare che quell’interrogazione o quella verifica vada bene, e proprio come noi anche loro si sdraiano su un materasso sporco a guardare le stelle: un tetto è un lusso per pochi. Sperando che qualcuno da lassù gli dia una mano per trovare un buon lavoro, una buona casa e magari la possibilità di avere una famiglia.

Sabaini Beatrice 2G

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