Le parole che segnano

Il 13 novembre si è celebrata la giornata della gentilezza; ”sii gentile sempre” è la frase più ricorrente, apparsa in alcuni post nei social.
Alda Merini, una poetessa di cui ci ha parlato in classe la nostra professoressa di Italiano, affermava in un suo aforisma “Mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire”. Personalmente ho riflettuto sulla responsabilità che ognuno di noi ha nel pronunciare le parole in un discorso ed il diverso peso che le stesse possono avere talvolta per l’interlocutore. Immediatamente la mia testa ha cominciato a fare collegamenti con tantissimi ricordi che ho vissuto: è proprio vero che ogni singola parola detta seriamente, ma anche in modo ironico o scherzoso, può avere serie conseguenze sulla persona che la riceve. Spesso noi affermiamo di conoscere a fondo qualcuno, ma questo in realtà non è possibile perché non sempre siamo al corrente di tutto il suo vissuto.
Nei miei pensieri c’è un episodio successo non molti anni fa, ma che è rimasto come una scritta indelebile nella mia mente.
Spesso, ancora oggi, mi capita di pensarci e improvvisamente torno la ragazzina di quattordici anni che in un giorno di un’Estate lontana decise di fare visita alla sua cara nonna: di certo non si sarebbe mai aspettata che una determinata parola le avrebbe cambiato la giornata, il modo di pensare e persino la vita.
Quel giorno, come al solito, mi misi vicino alla nonna e cominciammo subito a parlare del più e del meno.
Ma inaspettatamente, ecco una determinata frase uscire dalla sua bocca: ”Irene, ormai hai due cosce che si possono ben scambiare per delle cosce di prosciutto”! Mentre la nonna, – che chiaramente voleva solo scherzare- con quella frase si mise subito a ridere, la ragazzina ferita dentro di me cercò disperatamente di far comparire un misero sorriso sul suo volto. La nonna si accorse del sorriso sforzato e precisò all’istante che si trattava proprio di un
modo scherzoso, un po’ per far ridere, un po’ per prendermi in giro. Pensierosa, decisi di tornare a casa poco dopo e una volta a casa mille dubbi, insicurezze e paure mi afflissero la mente e da quel giorno in poi rimasero sempre con me, un po’ come un mostro nero difficile da distruggere.
Da quel giorno il mio rapporto con il cibo è cambiato, cerco sempre di limitarmi e di tenermi sempre un po’ allenata per la paura di tornare “la me bambina con le cosce di prosciutto”. Sono consapevole che la mia cara nonna non volesse affatto ferirmi. Ma le parole hanno avuto per me una forza maggiore rispetto a chi le pronunciava. Perciò io consiglio a tutti di stare più attenti a ciò che si dice e soprattutto ai modi in cui ci si esprime.

Irene Croce 3A

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