Just Stop Oil VS I Girasoli

Il 14 ottobre scorso, due attiviste del gruppo ambientalista “Just Stop Oil” ( = “Fermate il petrolio e basta”) sono entrate in una sala della “National Gallery” di Londra e, dopo aver estratto una lattina di salsa di pomodoro, hanno imbrattato una delle versioni dei “Girasoli” (opera tra le più famose di Vincent Van Gogh). Le attiviste hanno poi incollato le proprie mani alla parete a cui era appeso il quadro, sostenendo che l’iniziativa servisse a sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo ad alcuni provvedimenti del governo britannico che potrebbero, in futuro, avere un forte impatto sull’ambiente e sulle nuove generazioni.

Ad essere vandalizzata non è stata, però, la tela in sè; ne sono, infatti, risultati danneggiati solo la cornice ed il vetro protettivo.  Il dipinto, intatto, è ora di nuovo al suo posto.Questo le ragazze lo sapevano bene; chi protesta scegliesolitamente con estrema cura dove e come farlo: la chiamano strategia.

Ciò che realmente interessava agli attivisti, però,sembra ancora non essere stato metabolizzato dalla massa. Ci insultate per un quadro? Bene, missione compiuta. Le militanti di “Just Stop Oil” volevano esattamente questo: dimostrare come la preoccupazione rivolta ad un’ opera d’arte potenzialmente danneggiata possa risultare maggiore rispetto a quella che destiniamo quotidianamente al futuro del pianeta e delle creature che lo abitano.

L’opera d’arte era, in effetti, protetta da una vetro che ne ha consentito un rapido ripristino. Perché non riusciamo, o non vogliamo, proteggere, allo stesso modo, noi stessi e i nostri concittadini dalla crisi climatica ed energetica? Ad alcuni sembrerà una similitudine che semplifica un problema molto complesso… Ebbene, continuiamo a discutere della “zuppa sui girasoli” e non di come agire immediatamente per garantire salute, giustizia e pace. Proseguiamo a giudicare la sola azione di protesta ignorando le motivazioni reali che ne costituiscono la premessa e che vengono spiegate abbastanza bene anche nel comunicato stampa dell’organizzazione “Just Stop Oil”, oltre che da “Greenpace”. Si tratta della nuova gara d’appalto lanciata dall’ “Autorità per la Transizione del Mare del Nord” per la concessione di più di 100 nuovi permessi al fine di estrarre petrolio e gas. Quest’iniziativa si pone, però, in netto contrasto con gli impegni, presi in precedenza dal governo britannico, di arrivare a “zero emissioni” entro il 2050.

Le due attiviste inglesi hanno approfittato dell’attenzione richiamata dal gesto per spiegarne i motivi. Non sono esperte di fisica e la loro intenzione non era quella di produrre atti scientifici da depositare alla “Commissione europea per l’Ambiente”. Male, diranno alcuni. Il dibattito pubblico è fatto, però, di tante voci, anche di resistenza civile: voci diverse che scelgono strategie e modalità differenti per alimentarlo e tentare di influenzare le azioni dei governi.

Molti di noi si sono fermati al gesto del “lancio della zuppa”, alle loro magliette larghe e ai loro capelli colorati, facendosi bastare questi elementi per giudicare. Ma quante personalità, più o meno autorevoli, hanno davvero ascoltato quello che hanno detto o letto ciò che hanno scritto?

Yasmine Giuliani 5E

Le opinioni espresse sono personali dell’autrice

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