Ultima puntata dell’inchiesta sul bisogno di essere riconosciuti, ma nello stesso tempo di proteggersi dai giudizi superficiali. I ragazzi e le ragazze di 2D e 3B hanno scelto di condividere le loro emozioni, però hanno anche voluto un po’ nasconderle, velarle custodirle, con degli pseudonimi che si sono liberamente scelti.
Ho sempre avuto la paura di rimanere sola, di essere ignorata dai miei amici. Poi capitò il mio peggior incubo: fui esclusa dal gruppo, rimossa dalla loro cerchia. Dopo varie settimane passate a farmi domande inutili, arrivai alla conclusione che non avevo bisogno di “amici” come quelli, ma di qualcuno che mi apprezzasse per come sono. A me piace ascoltare la musica, cucinare, camminare, ma soprattutto divertirmi! Gli amici spesso ti salvano, ma possono essere anche coloro che ti rovinano: sta a te decidere chi essere e con chi stare. ANGELO
Tutto girava intorno a una bambina che si prendeva gioco degli altri perché si credeva superiore: era bionda, alta e magra, non gliene importava di nessuno; dopo di lei c’erano le sue tre amichette che la sostenevano in tutto. A lei non importava neanche di loro: una la chiamava ‘cassonetto’ e la usava per farsi buttare le cartacce, ma quelle le stavano sotto perché così si sentivano forti e accettate. PESCATORE
“Era passato circa un mese dall’inizio della preparazione atletica e il campionato sarebbe iniziato a breve. Fino a lì era andato tutto bene, se non fosse che in un’amichevole commisi un errore che costò un goal subito; era un errore banale che compromise però la fiducia che il mister aveva in me: iniziò infatti a non ‘calcolarmi’ nemmeno di striscio. Iniziò il campionato: negli spogliatoi l’allenatore consegnò le maglie. La mia aveva il numero 12 sulla schiena, significava una cosa sola: ero panchinaro. Il mister mi concesse solo 20 minuti a fine partita, ma quei 20 minuti furono la mia fortuna: feci due parate importanti mantenendo la porta inviolata. Finita la partita mi accorsi che dietro la porta a guardarmi c’era il preparatore dei portieri che mi fece i complimenti perla prestazione. La sua fiducia me l’ero guadagnata; mancava solo quella del mister, che conquistai la volta successiva, giocando sempre solo 20 minuti. Da lì ho sempre giocato ogni partita per intero, sentendomi finalmente visibile. CARLO MAGNO
Sto passando un periodo buio della mia vita, un momento che per gli altri è invisibile. Tutt’ora sto scrivendo con una sorta di angoscia e paura, ma non avendone mai parlato con qualcuno è stato uno sfogo che mi ha fatto bene, che mi ha dato un po’ di sollievo. Grazie. DANTE