Visibile o invisibile? Seconda puntata

Seconda puntata dell’ inchiesta sul bisogno di essere riconosciuti, ma nello stesso tempo di proteggersi dai giudizi superficiali. I ragazzi e le ragazze di 2D e 3B hanno scelto di condividere le loro emozioni, però hanno anche voluto un po’ nasconderle, velarle custodirle, con degli pseudonimi che si sono liberamente scelti.


Un fuoristrada color rosso fuoco entrò nella corte dei nonni, dove io, mio papà e la mia gemella Sofia stavamo svolgendo un torneo di carte con loro. Noi tutti restammo a bocca aperta: non si era mia visto un gioiellino del genere dalle nostre parti, era proprio una figata! Mollammo tutto all’istante e andammo incontro allo zio Mirco, che stava scendendo dall’auto. Lo zio disse al papà che, volentieri, poteva provarla e gli diede le chiavi. Lui le prese con occhi pieni di desiderio, desiderio di salirci…CON LA SOFIA! Io restai affranta; mi smorzai dentro, mentre fuori rimasi quella bimbetta ingenua super contenta, ma di che?! Ero stata liquidata così frettolosamente che non mi sembrava vero e mentre guardavo la mia gemella divertirsi col papà mi chiedevo perché lei fosse la sua figlia preferita. Jenny


La persona che mi fa sentire più visibile si chiama Elia ed è il mio miglior amico: fa di tutto per me,
letteralmente, esce alle 12 da scuola e mi aspetta fin quando arriva l’autobus. Ogni mattina mi porta la
brioche, rigorosamente alla crema, come piace a me… non posso stare davvero qui ad elencare cosa fa per
me, perché è sempre troppo! Anche altri miei amici mi fanno sentire compresa e credo che se non avessi
tutti loro non sarei la stessa. Red


Mi sento invisibile quando i miei genitori litigano davanti a me senza capire come mi possa sentire io; quando piango da sola in camera mia per ore e poi esco con il sorriso, perché devo essere la persona solare e forte che credono io sia: non mi piace mostrarmi debole, perché altrimenti tutti, prima o poi, se ne vanno. Solo così nessuno farà o dirà qualcosa per farti sentire impotente. Mi sento visibile quando sono in bici perché il ciclismo è l’unico modo che ho di sfogarmi ed essere me stessa, è l’unico momento in cui non mi interessa il giudizio degli altri e penso solo a realizzare il mio sogno. Infine mi sento visibile quando faccio del bene per gli altri: mi piace vedere felici le persone a cui tengo. Tina


A volte capita di litigare. Quando succede, purtroppo, a casa abbiamo tutti la brutta abitudine di evitare di
parlarci. La classica conversazione per riappacificarsi è fuori discussione. Per ritrovare un clima normale
basta aspettare magari una giornata e tutto torna a posto. La cosa peggiore, però, è il tempo di attesa: in
quella giornata di stallo ci si sente veramente invisibili, perché ognuno, per sbollire, si chiude in se stesso.
Aria

Ricordo il mio primo giorno di scuola, di prima superiore al Marco Polo, dove eravamo tutti obbligati a indossare le mascherine e non potevamo vedere bene le facce degli altri. Eravamo tutti sperduti in classe, seduti sui nostri banchi singoli, senza poterci nemmeno alzare né tantomeno parlarci da vicino, per poi, poco dopo, finire tutti chiusi nelle nostre case, dietro ad uno schermo, senza aver avuto il tempo né l’opportunità di conoscerci, dietro quegli affari tecnologici, impauriti, persi e abbandonati quasi dal mondo. Quest’anno, invece, nella scuola nuova, non conoscevo nessuno, ma Ivana, la mia vicina di banco (abbiamo finalmente i banchi uniti), mi ha accompagnata a conoscere le altre ragazze che sono venute quasi tutte a presentarsi. Bianca

A volte questo senso di invisibilità e irrilevanza la divorava e si impossessava di lei: allora, mentre nessuno se
ne accorgeva, la nostra Gemma sentiva che aveva come il bisogno di essere salvata. Le bastava davvero poco
per sentirsi visibile: un abbraccio, una chiacchierata, un messaggio, un saluto o qualsiasi altra cosa che le
facesse sapere che anche lei c’era e apparteneva a qualcosa. Smeraldo


Ricordo ancora quel giorno: eravamo in dad e stavamo facendo la pausa, sul gruppo di classe si mandavano degli stikers, quando, ad un certo punto, ne vedo uno razzista contro i neri. In quel momento mi sono sentita invisibile, non rispettata né considerata. Era la prima volta che mi capitava, ma vedere che agli altri compagni non importava di me, di come mi facevano sentire, mi ha distrutta. Invece mi sono sentita visibile quando…una domenica mattina, a messa, mi hanno riferito la cosa più bella della vita! Nella mia chiesa io mi occupo dei bambini piccoli, cercando di aiutare le madri. C’era questa bambina che mi adorava e anche la sua mamma. Un giorno nello stanzino dei bimbi questa signora mi fece i complimenti e mi disse: “Se dovessi avere un’altra figlia la chiamerò come te”. Al tempo avevo 11 anni e non ci credevo molto, ma la cosa mi fece piacere lo stesso. Quando ne ebbi 15, scoprii che quella donna era rimasta incinta e che, una volta nata, aveva realmente dato il mio nome alla sua bambina. Ero al settimo cielo! Lì mi sono sentita visibile, apprezzata e amata. Mi sono sentita così perché erano stati apprezzati i gesti che facevo: nonostante fossi piccola, per i grandi c’ero anch’io. Blu

La prima volta che mi sono sentito invisibile è stata quando ho iniziato la palestra, dove ognuno è
concentrato su se stesso e a quasi nessuno importa quello che fai tu. Prima lei ha presentato l'invisibilità
come una cosa negativa, ma secondo me è l'esatto opposto. In alcuni momenti l'unica cosa che vorrei è
scomparire, quando ad esempio litigo con i miei genitori o magari faccio una figuraccia. Geronimo

“Al giorno d’oggi le visualizzazioni sui social, la popolarità e l’aspetto esteriore hanno un peso tale da convincere la gente che, se non segue gli standard dettati dalla rete, spesso irreali, non è nessuno. A mio parere, invece, non c’è nulla di male nel fare ciò che uno si sente e non dover essere sempre al centro dell’attenzione. Io, ad esempio, mi ritrovo spesso a cercare di evitare situazioni che spostino i riflettori su di me. In quei momenti lì, mi trovo a disagio o sotto pressione, ad esempio durante le interrogazioni, quando la professoressa mi chiama davanti a tutta la classe. Mi capita di sentirmi invisibile quando, anche se mi trovo in mezzo alla gente, sono così presa da qualcosa da non far caso a tutto il resto. Ad esempio quando sono in autobus e mi metto le cuffie e faccio partire la musica mi sembra che nessuno possa vedermi mentre mi perdo tra le parole e il ritmo delle canzoni. Senza tutti questi sentimenti contrastanti le mie giornate
sarebbero noiose e monotone, invece ogni giorno è diverso dall’altro e non so mai cosa aspettarmi.
Sconosciuta

C’è stato un momento l’anno scorso in cui mi sono sentito da solo e invisibile: era inverno più o meno a metà
dicembre, quasi gli ultimi giorni di scuola. Io ero in dad, perché mia sorella e mio papà erano positivi: dovevo
rimanere a casa da solo e non potevo uscire; i miei amici non rispondevano ai messaggi perché erano a
scuola o ad allenamento. Ero praticamente isolato dal mondo esterno e potevo parlare solo con mia mamma
per neanche 30 minuti alla sera quando tornava. Shiloh’s Soul

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