Il presidente ucraino Zelensky durante i Grammy 2022 è intervenuto con un potente messaggio: «Noi difendiamo la nostra libertà di vivere, di amare e anche di suonare. […] Riempite questo silenzio con la vostra musica. Riempitelo adesso. E poi verrà la pace»
Così è stato. Non sono rimasti in silenzio i musicisti, che hanno dedicato diverse canzoni al conflitto tra Ucraina e Russia.
Si può iniziare ricordando **Sole Nero**, inno speranzoso di tutti coloro che vivono nascosti dalle bombe e una dedica rivolta a tutte le famiglie divise da questa guerra. Un brano pubblicato in anteprima sul canale youtube del quotidiano russo di opposizione Noaja Gazeta, scritto da una giornalista, Valery Panyushkin, e composto dalla musicista Alexandra Zhitinskaya. Il brano poi è stato censurato perché è vietato scrivere e usare la parola “guerra” in Russia.
Di recente è uscito anche **Hey hey Rise Up**, un brano realizzato per mostrare sostegno al popolo ucraino, pubblicato dai Pink Floyd dopo quasi 30 anni senza nuova musica originale registrata dalla band. La canzone è stata fatta in collaborazione con il cantante Andriy Khlyvnyuk, frontman della band ucraina Boombox. Persone di ogni età ascoltano questa canzone per coprire il frastuono delle bombe e il suono delle sirene che avvisano la popolazione dell’arrivo di raid aerei.
Non è finita qui. Il compositore e pianista ucraino Evgeny Khmara ha deciso di suonare per i connazionali che soffrono in fuga dalla guerra. Ha preso in prestito una tastiera e ha simulato un concerto nell’androne principale della stazione ferroviaria di Leopoli, mentre gli sfollati in arrivo dalle zone bombardate e quelli in fuga verso la Polonia gli passavano accanto.
Non si può non ricordare poi Khrystyna Soloviy, cantante folk ucraina, che ha trasformato “Bella ciao” in un inno della resistenza ucraina. In questa versione recita: «Nessuno ci pensava, nessuno sapeva quale fosse l’ira ucraina. Uccideremo i boia maledetti senza pietà, coloro che stanno invadendo la nostra terra».
Anche Sting ha avuto un ruolo importante, ricantando un suo vecchio pezzo, Russians (1985). Nella canzone si riferiva alla Guerra Fredda, prima del disgelo avviato da Gorbaciov: «Non esistono guerre che possono essere vinte, è una bugia a cui non crediamo più». La storia ritorna e la dedica di Sting è attuale tanto quanto 35 anni fa.
Come la storia ritorna in Zombie: «Nella tua testa stanno combattendo con i loro carri armati e le loro bombe e le loro bombe e le loro pistole nella tua testa […] piangono». Così cantava Dolores O Riordan, cantante dei The Cranberries, riferendosi agli attentati dell’Ira e dell’esercito inglese durante i Troubles in Irlanda del Nord. Così cantano i manifestanti che vengono arrestati nelle metropoli russe. Perché questa guerra non la vogliono proprio, come noi tutti.
Yasmine Giuliani 4E