La legge 120/2011 del 28 giugno 2011, conosciuta anche con il nome di “legge Golfo-Mosca”, prevede la presenza di una quota minima di genere all’interno delle società per azioni quotate in borsa. In passato le società avevano una media di genere femminile inferiore al 10%, mentre ad oggi è aumentata notevolmente. Infatti nel 2011 il numero dei consiglieri donna presente nei consigli di amministrazione delle società quotate era circa il 7%, mentre nel 2020 si è registrato circa il 40% (dato che tuttora è in continuo aumento).
Fonte dei dati: https://www.ilsole24ore.com/art/manovra-sale-40percento-quota-rosa-societa-quotate-AC3l9S4
Questa legge ha scardinato meccanismi consolidati nella scelta dei consiglieri, aumentando la possibilità di selezione e assicurando maggior spazio al genere femminile, avvicinandosi sempre di più alla gender equality. L’Italia è stata anche menzionata dal Parlamento europeo come esempio da seguire per la parità di genere nelle società. La legge Golfo-Mosca prevede in particolare sanzioni pecuniarie, e non solo, ai trasgressori: se le quote non vengono rispettate si può avere la decadenza dell’intero organo eletto. La legge è stata approvata nel 2011 con validità per 3 mandati. Allo scadere dei 3 mandati, nel 2019, si è visto un netto miglioramento: società con una presenza femminile minima o addirittura nulla sono passate ad avere la percentuale richiesta dalla legge e, in diversi casi, anche a superarla. Dopo la scadenza vi è stata una proroga con la legge 160/2019 e si è passati da una quota di genere minima del 30% ad una quota minima del 40% (solo in Norvegia, oltre che in Italia, vige questa legge). Le novità si applicano dal rinnovo degli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate, e hanno validità per 6 mandati. L’aumento della quota rosa ha portato inoltre diversi benefici: è aumentata la diversità sul fronte dell’età riducendo l’età media dei consiglieri, è migliorato il background personale ed è aumentato il livello medio di istruzione. In futuro, lo scopo è quello di aumentare ulteriormente la quota femminile soprattutto nei ruoli vertice, considerando che, ad oggi, solo il 5% delle donne ha un ruolo di rilievo nelle società. Il termine quota rosa potrebbe però ingannare: in realtà si tratta di norme antidiscriminatorie che hanno l’obiettivo di permettere un’equa partecipazione di donne e uomini. Si stabilisce infatti che una percentuale di posti non sia riservata a donne o a uomini, bensì al genere sottorappresentato. Va tuttavia specificato, come ha detto il Premier Draghi, che una vera e propria parità di genere si avrà solamente quando si raggiungerà una quota femminile minima anche senza la presenza di una apposita legge.
Matteo Ligozzi 4E