Questa pandemia globale ha portato ognuno di noi a cambiare drasticamente vita da un momento all’altro. Anche la scuola si è dovuta adeguare ed è iniziata la DAD, ossia la Didattica a Distanza.
La DAD ha portato profondi cambiamenti, rivoluzionando il modo di “fare scuola” a cui eravamo abituati. Ha obbligato tutti, studenti e insegnanti, a doversi digitalizzare, e se per alcuni il passaggio è stato abbastanza semplice, per altri è risultato più complesso. Le difficoltà sono emerse soprattutto nelle prime settimane, quando non si capiva bene cosa stesse succedendo e ognuno di noi ha dovuto adattarsi a una situazione completamente nuova senza essere preparato. Secondo un recente report dell’Istat, poi, il 33,8% delle famiglie italiane con figli in età scolare non ha potuto accedere alla DAD per mancanza di tablet, pc o per connessione insufficiente.
La DAD sembra stia portando anche qualche novità positiva, come la proposta di cambiare il metodo di valutazione. L’Anp (Associazione nazionale dei presidi) vorrebbe, infatti, una scuola che metta al centro lo studente e ne valuti il percorso di crescita personale, educativo e formativo, non le nozioni acquisite. Ma questa pandemia riuscirà veramente a cambiare il metodo di valutazione ormai radicato da tempo nella scuola italiana?
Probabilmente no. Inoltre, se la DAD ha rivoluzionato la scuola italiana, non si può pensare che diventi una valida alternativa alle lezioni tradizionali. Per gli istituti superiori potrebbe funzionare, ma non si può dire lo stesso per le scuole medie e tantomeno per le elementari, dove gli studenti non hanno la maturità per seguire le lezioni online e apprendere i vari argomenti.
Insomma, in questo periodo ho capito che si può imparare anche con le nuove tecnologie. Ma la vera scuola non è questa, poiché non si riesce ad apprendere in mancanza di una vera relazione tra studenti e docenti.
Letizia Guadagnini 3C