Progetto “Li avete uccisi ma non vi siete accorti che erano semi”

Non avevamo intenzione, quest’anno, di parlare di mafia, bensì di’gentilezza’! Insomma, tutto il contrario. Ci avevano disturbato i toni sguaiati, aggressivi, odiosi, a volte, con cui si era svolto il dibattito politico durante l’estate. Avevamo pensato che ritrovare un modo civile di confrontarci sarebbe stato un obiettivo importante da raggiungere. 

Quasi subito è sorto il dibattito, anzi, fin dal primo giorno di scuola, se una persona mite, gentile, è anche, in gergo giovanile, “un sottone”, cioè uno che sta sotto, che cede. La discussione è stata accesa e ancora ci vede distanti nelle diverse posizioni: certo che la docente ha sempre avuto in mente un modello di comportamento corretto, ma non rinunciatario né tanto meno sottomesso. “Sois gentil et  tiens courage” scriveva Anne Frank nel suo diario.

Pertanto i personaggi emblematici sono diventati, oltre alla stessa Anne, un fra’ Cristoforo dei Promessi Sposi o un postino di Neruda nel libro di Skarmeta: tutta gente che affronta chi la pensa in modo diverso con coraggio e determinazione, ma senza arroganza. Tutto il contrario di un mafioso, dicevamo.

Poi c’è stata Greta Tunberg, che forse non sorride, forse a volte usa un tono troppo drammatico, ma non è certo l’immagine del potere: così giovane, piccolina, sola all’inizio nella sua battaglia. Ci ha scosso e subito, in settembre, a inizio anno abbiamo fatto una grande manifestazione per il pianeta. Ci siamo accorti che anche nei confronti della natura bisogna essere gentili, altrimenti è lì pronta a ribellarsi.

Ecco che, all’interno del progetto “Il quotidiano in classe” abbiamo cominciato a leggere articoli che parlavano di inquinamento e anche di affari illeciti. Alla mafia, a parlare dei magistrati Falcone e Borsellino, siamo arrivati per questa via. 

Anche loro, i nostri due magistrati, sono stati ‘gentili’ nel senso alto del termine: con mezzi legali, anzi perfino guadagnandosi il rispetto di pentiti come Buscetta, rispettando cioè riti e simboli di quella cultura, sono riusciti a imbastire il maxi processo e, con altrettanta coraggiosa gentilezza fino all’ultimo giorno hanno vissuto: non da “sottoni”, ma da eroi.

Falcone e Borsellino

L’articolo che pubblichiamo non è forse particolarmente originale, lo è stato però il percorso che ci ha condotti fin qui. Della stesura si è occupato in particolare lo studente Jacopo Lugoboni.

Marcella Cecchini

Le organizzazioni criminali rappresentano una realtà vera e propria del nostro paese, anche se spesso sommersa.

Storicamente il termine “mafia” o “mafioso” risale a circa metà dell’ ottocento: significava “bravo”, uno capace di fare “braverie”, ma anche coraggioso. Il termine non aveva solo significato negativo, dunque: “mafiosa”, detto ad una ragazza, ad esempio, era un complimento, era come dirle “bella”. 

La mafia di quel tempo, però, era differente da quella attuale: di solito era al servizio di proprietari terrieri in difesa dei loro interessi, minacciando e al massimo sequestrando bestiame. Oggi il termine “mafia” sta a significare tutte quelle organizzazioni che, interessate solo a realizzare profitti illeciti, danneggiano lo Stato e il suo territorio. Si chiamano: in Sicilia Cosa Nostra, la più famosa, in Puglia Sacra Famiglia Unita, in Campania Camorra, in Calabria ‘Ndrangheta, al momento la più potente di tutte e la più feroce.

La storia recente della mafia, più precisamente di Cosa Nostra, inizia il 6 Gennaio 1980, con la brutale uccisione di Piersanti Mattarella, fratello del nostro Presidente della Repubblica. Quest’uomo era il presidente della Regione Sicilia per la DC (Democrazia Cristiana) della corrente di Aldo Moro: da questo brutale avvenimento inizia la stagione della Mafia stragista (questo periodo durerà per quasi quindici anni). 

Cosa Nostra e la Camorra avevano allora e hanno ancor oggi interessi di ogni tipo, dal traffico di stupefacenti alla lottizzazione selvaggia, che ha fatto disastri ambientali, fino al traffico di rifiuti e discariche abusive come nella terra dei fuochi. Di persone che vadano loro contro non ne vogliono proprio sapere: per questo con minacce e favori cercano di infiltrarsi nella società civile e di sostituirsi alle istituzioni.

La mafia e le altre organizzazioni criminali proprio per questo cercano di avere il controllo indiretto o diretto sulla politica. 

Con l’uccisione del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (1983) e di molti magistrati di spicco, come Giovanni Falcone (23 Maggio 1992, strage di Capaci) e Paolo Borsellino un mese e mezzo dopo (19 luglio 1992, strage Via d’Amelio) Cosa Nostra ha mostrato di essere in grado di far fuori chiunque potesse rappresentare un intralcio, fino a quando esponenti dello stato e servizi segreti iniziarono a trattare, precisamente con Totò Riina, che presentò delle richieste precise: la più impraticabile fu l’abolizione del 41bis (carcere di massima sicurezza per i mafiosi non pentiti). Il magistrato Di Matteo, attualmente sotto livello massimo di protezione, indagò e confermò l’esistenza della trattativa Stato-Mafia, dimostrando che Marcello Dell’Utri aveva fatto da tramite. 

Oggi la Mafia ci sembra meno pericolosa perché pensa semplicemente agli affari, ma serve il coraggio di bravi magistrati che facciano la guerra ogni giorno alle organizzazioni criminali sul territorio, il quale si è esteso alle aree  ricche del paese, anche venete. Oggi si può dire che ha infiltrato ogni settore dell’economia. 

Serve l’aiuto di tutte le forze dell’ordine, anche se la Mafia, senza l’appoggio politico, non potrebbe fare niente. L’Ndrangheta è più concentrata a controllare il territorio con la paura che genera e ormai sembra l’organizzazione più feroce e potente soprattutto nel traffico di stupefacenti col Sud America. 

La Camorra controlla il traffico dei rifiuti illeciti che girano nel nostro paese, sud o nord che sia, e anche all’estero. Lo fa bruciandoli, aprendo discariche in continuazione, portandoli e   nascondendoli  nel  Nord Italia e in Europa, in  capannoni   o ulteriori discariche, e infine mettendo rifiuti speciali su alcune navi per farle affondare nel mar Tirreno e Ionio. La Camorra si occupa naturalmente anche, come le altre organizzazioni criminali, degli appalti pubblici, settore assai redditizio, e controlla le macchine movimento terra nei cantieri. 

Vorrei, però, soffermarmi su un problema e su una zona precisa: la Terra dei Fuochi, territorio super inquinato, tra le province di Napoli e Caserta. Vi sono ettari ed ettari di discariche e zone di sversamento. Siccome l’immondizia viene spesso bruciata, a causa del fuoco che rilascia nell’aria di tutto, le percentuali di malati di cancro, perfino bambini, sono fuori controllo. 

Le organizzazioni criminali hanno rovinato il Sud e l’Italia in generale: troviamo una Terra dei Fuochi purtroppo anche al Nord, a Brescia, città più inquinata d’Italia nel 2019. Vi sono centoventinove discariche, concentrate tutte nella stessa zona: infatti dalle analisi risulta che l’acqua è contaminata da “pfas” e metalli pesanti sopra il limite massimo di legge. 

A Natale nel veronese sono stati confiscati dei beni per oltre  500.000 euro di uno ‘ndranghtista originario di Crotone, ma da tempo domiciliato in Veneto. 

 “La cosa bella del Nord è che è assai professionale, fa tutto in silenzio e nessuno vede niente, nasconde tutto”: sono le parole di un pentito di Mafia arrestato nel 1993, rinchiuso al 41bis, che, anzitempo, individuava le caratteristiche del nuovo territorio di conquista.

La Mafia e le organizzazioni criminali tutte danneggiano il nostro paese, lo inquinano, lo sfruttano, lo fanno morire piano piano e tengono il controllo su tutto attraverso l’offerta di una finta protezione (“pizzo” alle imprese sane). Bisogna dire una cosa: una parte dello stato ‘deviata’ è sempre stata  a sostegno di queste organizzazioni e consapevole degli sversamenti su terra e nel mare (quest’ultimo ambito da non sottovalutare). 

E’ anche per questo che opere pubbliche necessarie, per il giro di interessi che c’è dietro, diventano costosissime e spesso rimangono incompiute.

Le mafie si presentano ai cittadini come benefattrici, ma sono il vero cancro di questo paese, perché coinvolgono tutti nel malaffare, diffondendo, col ricorso a metodi violenti, la convinzione che nulla si possa cambiare, che debba sempre vincere il più forte, che anche chi è mite, ma tenace, dovrà piegare la testa, rassegnandosi all’idea che non si potrà mai realizzare quello che si identifica come ‘bene comune’.

Jacopo Lugoboni 2D

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